Gesù costringe i discepoli a salire sulla
barca e a precederlo sull'altra riva. Come se a volte Lui mi chiedesse
di precederlo. Di agire per poi credere piuttosto che di credere per poi
agire. Di fidarmi. Poi però quando il vento è contrario, e Lui cammina
verso di me, io mi spavento. Ma in che modo concretamente cammina verso
di me? Forse qualche evento che mi turba ma che nasconde dietro Lui?
Forse un pensiero di bene, ma che non ho il coraggio di attuare? Lui mi
dice, “sono io, non avere paura!”. Fammi salire sulla tua barca, il
vento si cesserà, non avrai più paura di me perché io porterò la pace.
Ed io invece avendo paura di questo fantasma, mi agito e magari faccio
di tutto anche inconsapevolmente per non farlo salire sulla mia barca.
E forse il mio stupore, la mia meraviglia per questo “fantasma” che dice
di essere Gesù, deriva dal fatto che io non ho compreso I miracoli che
Gesù ha già fatto nella mia vita. Dò per scontate troppe cose, senza
pensare che gli anni scorsi sarebbero potuti andare in modo molto diverso
se Lui non avesse moltiplicato quello che avevo e non avesse avuto
compassione di me...
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Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,45-52)
[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
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